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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

IL CASO INCENERITORE
di Walter Brancaccio


Perché siamo contrari
al termovalorizzatore
(pagina 1)


• Incominciamo in primo luogo dalla constatazione più banale: la possibilità che si realizzi un termodistruttore (o inceneritore che dir si voglia…) nel Comune di Giffoni V.P. non era previsto nel programma amministrativo di Giffoni Democratica, neanche come ipotesi. E se l’idea è nata oggi per fronteggiare l’emergenza rifiuti (che persiste però da almeno dieci anni) come va spiegata oggi questa necessità e questa urgenza? Perché concentrare e accollare nuovi costi ambientali a un territorio già massacrato dalla presenza di impianti di compostaggio, tritovagliatori, cementifici, discariche, in una zona in cui già insistono un carcere, una fabbrica di plastica e forse sorgerà anche una centrale termoelettrica. Insomma, un vero e proprio distretto industriale, collocato alla porta d’ingresso dei Picentini e del nuovo Parco regionale. Con tale logica e con questo nuovo “modello culturale” e di sviluppo che avanza, ci possiamo anche proporre di risolvere il problema energetico nazionale costruendo una bella centrale nucleare? Giriamo la domanda, con molta cautela, all’imprevedibile Ugo Carpinelli.
• Se invece su tutto domina il problema di dare ossigeno alle finanze locali e trovare nuove fonti di finanziamento anche a costo di disegnare una nuova “mappa” del territorio, sarebbe doveroso spiegare alla città la drammaticità della situazione e perché si è arrivati fino a questo punto. L’importante per un amministratore capace (e Carpinelli senza dubbio lo è) è anche quello di saper cogliere l’attimo, l’occasione favorevole ma chiarendo a tutti il significato ancora reticente e celato di quest'operazione. Senza barare.
• L’assenza di qualsiasi consultazione preventiva con i cittadini, le forze politiche, sociali e imprenditoriali, gli enti locali interessati, le associazioni ambientaliste, la comunità tecnico-scientifica, insomma l’assenza di qualsiasi momento di confronto (perché non fare un referendum?) costituisce, nel metodo, l’ennesima, inaccettabile dimostrazione di arroganza e prepotenza. L’ennesima dimostrazione di un decisionismo che ha assunto le forme di una concezione bonapartista della politica, intesa come dominio, in sé e per sè. La democrazia è partecipazione alle scelte: non si possono imporre decisioni così importanti senza il consenso di chi vive in questo territorio. “E il metodo è sostanza, in democrazia ecologica come in ogni forma di democrazia”.
• E’ possibile che gli abitanti della frazione di Sardone che da anni convivono con l’incubo e il fetore di una maxi -discarica, e con i disagi ad essa connessa, abitanti ai quali era stato assicurato la “provvisorietà” dell’impianto, è possibile che devono apprendere solo dai giornali il progetto dell’inceneritore nella stessa zona ?
• Ammesso che l’inceneritore si costruisca (tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare) come si concilia questa scelta strategica con gli sforzi significativi che le amministrazioni locali, la Provincia ,hanno in questi anni compiuto per valorizzare i prodotti tipici di questa terra? Poche settimane fa il neo-assessore provinciale all’Agricoltura, Corrado Martinangelo, ha riscosso consensi per essersi impegnato a favore del marchio di qualità per la castagna di Serino. Oggi gli stessi castagneti di Serino e di Giffoni sono a rischio per il progetto di metanizzazione dell’Energy Plus che il Comune di Serino avverte come una minaccia agli interessi del mondo agricolo. Ci sembra che l’ipotesi inceneritore, rischia di compromettere questi sforzi e risente di questa contraddizione logica di fondo, di un pericoloso “rovesciamento dei valori”.

 

 

 
 
 
 
 
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