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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

IL SACERDOTE GIUSEPPE PROVENZA, FONDATORE DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI MONTECORVINO ROVELLA

di NUNZIO DI RIENZO
Nacque il 26 maggio 1861 a Montecorvino Rovella, nella frazione San Martino, da Antonio e da Delli Bovi Filomena1. Fin dalla tenera età aveva già espresso ai suoi genitori la sua vocazione; a questo desiderio non era estranea la profonda religiosità dei genitori ed i buoni insegnamenti ricevuti alla scuola di catechismo della Parrocchia dello Spirito Santo in San Martino. Era attento al servizio liturgico nella messa serale e domenicale e da chierichetto modello era trascinatore anche per molti altri suoi compagni che lo seguivano nelle funzioni ed in tutte le celebrazioni particolari dell’anno. Giovanissimo frequentò il Seminario Diocesano di Salerno, fece professione solenne nel 1886 e fu nominato sacerdote nel 18882. Fu nominato Parroco della Parrocchia dello Spirito Santo in San Martino nel 18953 e subito si distinse per l’impegno sociale. Era un sacerdote intransigente. Anteponeva a qualsiasi impegno l’obbedienza al Papa ed alle autorità ecclesiastiche. I doveri di un parroco non dovevano limitarsi alla cura delle anime o all’amministrazione dei sacramenti o alla predicazione, ma dovevano essere particolarmente indirizzati alla difesa dei deboli, alla promozione dello sviluppo culturale ed economico dei fedeli. L’impegno sociale era per lui un dovere primario, egli era convinto che la miseria non fosse una buona consigliera e che nessuna predicazione poteva avere effetto se prima non fosse stata restituita dignità all’esistenza umana. Perciò lo sviluppo dello spirito, del senso di solidarietà e di fratellanza nel popolo passava anche attraverso il miglioramento delle sue condizioni di vita.4La condizione di vita dei sacerdoti addetti alla cura dei luoghi pii, invece, fossero essi di natura ecclesiastica o laicale, si svolgeva in rapporto al tipo di compiti che venivano espletati nell’ambito organizzativo della Chiesa locale, fatto di capitoli, beni delle chiese parrocchiali, cappellanie e benefici laicali. Una intricata rete beneficiaria ed assistenziale nell’ambito della quale, oltre al clero regolare e a quello secolare, si collocava una rilevante numero di para ecclesiastici, come i diaconi, i romiti questuanti, i chierici abusivi, le bizzoche, per i quali le istituzioni ecclesiastiche restavano i più accessibili e quindi un rifugio economico, sociale e religioso, nonostante qualche difetto, convivenze o abusi. Il 28 aprile 1901, nella parrocchia affidatagli, che amava più di ogni altra cosa, fondò il Comitato interparrocchiale dello Spirito santo e di San Michele Arcangelo, nella Chiesa dello Spirito Santo in S. Martino, con precisi doveri istituzionali: diffusione della stampa cattolica; raccolta di danaro per l’attività ecclesiastica,la Chiesa e la Santa Sede; ogni iniziativa atta a favorire l’elevazione culturale ed economica del popolo.5 La cerimonia, cui aderirono molti fedeli, ebbe grande successo e parteciparono immediatamente all’iniziativa. Contemporaneamente, si procedette all’elezione delle cariche sociali che ebbero il seguente esito:
- Presidente Quinziano Aulisi - vice Presidente Pietro Basso
- Tesoriere Martino Aulisi - Segretario Pietro Punzi
- vice segretario Francesco Granese Assist. Eccl. Giuseppe Provenza ,parroco
- Coad. Assist. Ecclesiastico. PasqualeDi Giorgio, sac. Olevano
Potevano aderire al Comitato, sotto la duplice funzione di membri attivi o partecipanti 6 delle due parrocchie7 che offrivano sufficienti garanzie di provati sentimenti e che avevano conseguito la maggiore età. Gli aderenti erano tenuti a contribuire mensilmente, e ad eccezione dei partecipanti, dovevano intervenire a tutte le funzioni e manifestazioni dell’Ente. I membri godevano di tutti i benefici previsti dallo Statuto, in particolare, il diritto del socio defunto ad essere accompagnato sino al cimitero e di usufruire della portantina speciale del Comitato e, annualmente, di una messa cantata con l’intervento di tutti gli aderenti. In questo periodo il Comitato assunse importanti iniziative tra le quali una Sezione Giovanile, un Arbitrato di Pace8, il ritorno dell’insegnamento della religione nella scuola primaria di San Martino, sollecitato da molti padri di famiglia, avendo ottenuta l’approvazione del responsabile diocesano ( fu presentata una petizione al Sindaco datata 14 settembre in tal senso, considerato che nessuna legge vietava tale insegnamento9 ) e un Circolo cattolico di lettura che venne inaugurato il 25 agosto 1901. 10 La Sezione Giovanile venne deliberata il 25 maggio 1901 ed un’apposita Commissione nominata contestualmente, fu incaricata di raccogliere le adesioni giovanili nel paese e nella piana. A seguito del successo dell’iniziativa, il 12 giugno seguente si procedette alla nomina del Presidente ed alla inaugurazione della Sezione. Dal Verbale del 12 giugno 190111 si deduce che il primo Presidente fu Guglielmo Pastorino e che vi facevano parte circa 70 giovani. Tra questi giovani, per incrementare la diffusione della stampa cattolica, ne furono nominati due, Luigi Pacifico e Francesco Esposito, a cui fu affidato il compito di distribuire ottantacinque copie del periodico “ La Domenica dell’Operaio “, tanto per conto del Comitato che per la Sezione Giovani. In tutto l’anno 1901 furono diffuse circa 5.000 copie del periodico. Altra battaglia condotta da Parroco Provenza, fu quella contro il divorzio. Il Governo, in quell’anno aveva presentato un disegno di legge che prevedeva il divorzio in caso di sevizie, adulterio, condanne gravi ecc..
Egli, dopo averne discusso nell’assemblea del 3 febbraio 1902, domenica, ottenne il consenso di tutti gli intervenuti e si fece promotore di inviare una dettagliata relazione al Direttore del Buon Senso, unitamente ad un telegramma al Presidente dei Ministri, Eccellentissimo Ministro Zanardelli . Il telegramma era del tenore seguente :” Numerose famiglie, operai, contadini, fittaiuoli estesa Piana di Montecorvino Rovella, uniti Assemblea protestano contro divorzio perturbatore pace economia domestica. Per il Comitato Presidente Aulisi “. Contemporaneamente furono inviati all’Opera dei Congressi in Venezia, numerosi moduli coperti di firme. Comunque, la legge in Parlamento non passò con 400 voti contrari e solo 13 a favore.
A pag. 6 dei “ Dialoghi “ si legge: “ La notte precedente alla festa inaugurale della prima bandiera cattolica (10 maggio 1902) furono, nel Capoluogo, imbrattati di fango e peggio cento manifesti di fresco affissi, e da una squadra di Guardie di Finanza, in sull’alba, elevata contravvenzione di lire duemilacinquecento per mancanza di bollo. Più volte furono spiccati al novello parroco mandati di comparizione, per ottenere spiegazioni sull’omelia domenicale; come voluto occupatore di suolo pubblico fu fatto sedere sulla scranna dei giudicabili e poscia denunziato come sovvertitore della plebe ed ispiratore dell’odio di classe; finalmente come violatore di Sacri Canoni, deferito alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari. L’esito negativo di tutte le intentate sopraffazioni, l’annientamento del pensiero liberale e l’affermazione dell’ideale cattolico hanno avvalorato il contenuto dottrinale e pratico dei quattro Incontri affidati, ora, al giudizio imparziale del pubblico. “12
Il Comitato usufruiva sempre dell’appoggio delle Autorità Ecclesiastiche e dei Comitati superiori, tanto che negli anni successivi, quando funzionava anche la Cassa Operaia, fondata nel 1903, il Visitatore Apostolico Mons. Giuseppe Vizzini, appositamente inviato da Roma, elogiò particolarmente l’istituzione e scrisse che il Comitato “era l’unica istituzione dell’Arcidiocesi più conforme ai nuovi indirizzi pontifici”.13 Il Parroco Provenza, poi, meritava questo elogio perché meticolosamente si teneva sempre bene informato delle vicende del mondo cattolico per poter così uniformare la sua attività cattolica locale alle direttive superiori delle organizzazioni cattoliche nazionali.14 Nella seduta della seconda riunione, proprio per tenere fede a quanto sopra detto, il Parroco Provenza fece distribuire copia dello Statuto dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici italiani a tutti gli associati ai fine di tenerli aggiornati sia sul contenuto , sia nella relativa messa in pratica. Successivamente, nel 1903, si costituì un ricreatorio festivo, avente lo scopo di offrire ai fanciulli di età compresa tra i sette ed i dodici anni, l’opportunità di usufruire di una sana educazione religiosa tenendoli, contestualmente, lontani dai pericoli che incombevano su di loro. Il Ricreatorio venne inaugurato ufficialmente nel 1904 come si legge sul periodico diocesano “ Il buon senso “ del 1.2.1904.15 Gli obiettivi del Comitato furono sempre avversate politicamente, specialmente dagli ambienti anticlericali montecorvinesi. Il Parroco Provenza dovette presentarsi molte volte davanti al magistrato per fornire precise spiegazioni circa il contenuto delle sue omelie domenicali; si ricorse persino al deferimento alla Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari, ma le denunce ebbero esito negativo. A queste avversità che influirono non poco sul pacifico svolgimento dell’attività del Comitato, si aggiunsero anche notevoli difficoltà di ordine finanziario a causa dei modesti o assenti contributi dei soci. Il 1903 fu un anno cruciale per le molte iniziative assunte dal Parroco Provenza, che, pur concedendo molto spazio all’attività religiosa, non trascurò i problemi sociali che affliggevano il suo paese. Egli si preoccupò molto del miglioramento delle condizioni di vita dei suoi compaesani e per sottrarli alla piaga dell’usura, scelse la strada della cooperazione di credito tra mille diffidenze, avversioni politiche e scarse risorse finanziarie. E fu in quell’anno che fu fondata a San Martino una Cassa operaia cattolica 16sulla scorta di quella fondata da Luigi Cerutti a Murano. 17
Il Provenza, per precisare meglio i benefici che la Cassa avrebbe offerto, tenne un corso di lezioni settimanali di economia che riscosse un grande successo, tanto che l’invito a partecipare fu esteso anche ad altre persone esterne al Comitato. Alla fine del corso fu convocata un’apposita riunione per creare lo Statuto della nascente Cassa che fu subito accettato e si consentì anche la partecipazione delle donne. Dell’iniziativa fu data comunicazione all’Opera dei Congressi18 Regionale ed al Vaticano e la stampa locale ebbe sentimenti opposti secondo il colore politico della stessa.
Nel 1904, su iniziativa di alcuni soci del Comitato, si deliberò l’installazione della luce elettrica nel paese e, il parroco Provenza, dopo aver sondato la disponibilità all’iniziativa di molti abitanti, sottoscrisse, il giorno 15 dicembre, un contratto per l’installazione di sette lampadine elettriche estese per l’intero corso del paese. La Ditta Santoro di Salerno eseguì l’impianto e la spesa di 30 lire fu anticipata dallo stesso Parroco. La luce si accese il 20 dicembre 1904 e proseguì fino al 1907 quando si sospese l’esecuzione del contratto perché le collette pubbliche periodiche non fruttavano più la copertura delle spese del consumo di energia. Nello stesso anno 1904, realizzò un suo vecchio sogno, che era quello di coordinare e di concretizzare, disciplinandola, una sua passione che avrebbe di più coinvolto i giovani ed i ragazzi che frequentavano sia la Sezione che il Ricreatorio, la fondazione di una Fanfara musicale e relativa scuola, che ebbe non poca eco nella zona. Illustrò, nella seduta del 17 gennaio, la necessità di adottare un apposito regolamento che stabiliva i diritti ed i doveri di coloro che volevano darsi allo studio della musica sia vocale che strumentale. Il Regolamento venne discusso ed approvato.19
Una ulteriore iniziativa religiosa esclusiva del Parroco Provenza, fu l’erezione della Pia Unione delle Figlie di Maria nella Parrocchia dello Spirito Santo agli inizi del 1905. Le Figlie di Maria, fondate a Salerno dall’Arcivescovo Mons. Guadalupi il 1874 e diffusesi velocemente in tutta la diocesi, rappresentavano un apostolato di vasto raggio ed uno sprone per l’onestà e la dignità femminile.20 In sostanza, a San Martino, rappresentavano una Sezione Giovani al femminile. Nel 1907, al fine di consentire l’unificazione delle forze cattoliche, la Cassa Operaia si fuse con il Comitato Interparrocchiale apportando notevoli benefici sull’azione religiosa, morale, civile ed economica, con l’attenta sorveglianza e dipendenza delle autorità ecclesiastiche.
Il Comitato valutata la bontà dell’iniziativa, ne favorì l’incremento ritenendo molto efficace l’azione moralizzatrice dell’istituzione e, nella seduta del 15 gennaio 1910 venne deliberato, per la prima volta, il sorteggio di un “ maritaggio “21 destinato alle iscritte ed il cui carico economico fu poi posto a carico della costituenda Cassa Rurale.22
Seguirono anni di profonda soddisfazione per il Parroco Provenza e soprattutto l’iniziativa della fondazione della Cassa Rurale avvenuta il 7 marzo 1910, a seguito della positiva esperienza della Cassa operaia cattolica, lo proiettò nella notorietà regionale e nazionale. Nel 1908, a seguito dello spaventoso terremoto che colpì Messina e la Calabria Meridionale, promosse, oltre che una raccolta di indumenti nuovi e generi di prima necessità, una questua per soccorrere gli sventurati della Calabria e della Sicilia, e si trovò al centro di una ulteriore persecuzione. Difatti, il Sindaco dell’epoca, avevano denunziato il Parroco Provenza ed alcuni componenti dell’Ufficio di Presidenza della Cassa Cattolica, di avere illecitamente promosso tale questua e che era, quindi, addirittura un abuso da scaturire nella classificazione di fatto criminoso. Nella seduta del 19 giugno 1909, il Parroco Provenza , con grande soddisfazione, lesse l’articolo di cronaca riportato dal periodico “ La Croce “ che lodava l’operato del Comitato e stigmatizzava il contegno del Sindaco che, non contento di aver denunziato il fatto, volle essere presente all’udienza per sostenere personalmente il fatto colposo. Ma il Parroco ed i Componenti il Comitato furono assolti per inesistenza di reato ed indirizzarono un attestato di gratitudine all’Avvocato Russomanno alla cui opera di assistenza e difesa era dovuto l’esito favorevole del giudizio. Nel 1911, a sostegno del suo forte attaccamento per l’amore della terra e sulle questioni inerenti ad essa, nella seduta del 3 giugno 1911, annunciò che nella seconda domenica di quel mese, nella Sede, alle ore 10, sarebbe intervenuto il Direttore titolare della Cattedra ambulante Provinciale, per tenere una conferenza sulla situazione delle culture agricole locali
Al forte impegno sociale dell’iniziativa che assorbì la frenetica attività del Parroco Provenza, interamente coinvolto nelle sue molteplici funzioni, seguì un periodo di tristezza e di sofferenza per la perdita dei genitori a pochi mesi di distanza l’una dall’altro. Il 5 settembre 1913 morì la madre, Delli Bovi Filomena, di 78 anni, e dopo pochi mesi, il 7 gennaio 1914, morì il padre Provenza Antonio fu Giuseppe, di anni 79.
La forte fibra del personaggio, nonché la sua grande carica spirituale, gli consentirono di superare questo triste periodo e poté dedicarsi alle altrettanto tristi condizioni conseguenti allo scoppio della 1^ guerra mondiale che influì non poco sull’economia della popolazione e sull’ansia generata dalla partenza di numerosi figliani per il fronte. Scriveva e leggeva lettere provenienti dal fronte e non mancava di elargire parole di conforto ed aiuti sostanziosi per i bisognosi. Nella seduta del 4 giugno 1915 prendendo la parola disse che data l’ora critica sopravvenuta per effetto della dichiarazione di guerra della nostra Italia contro gli Imperi centrali e la conseguente chiamata alle armi, l’agricoltura nel nostro Comune correva pericolo di trovarsi a disagio e che tutte le Associazioni del Regno si agitarono per provocare provvedimenti atti a fronteggiare l’anormale situazione. Non poche disposizioni al riguardo erano state già emanate dalle autorità competenti, ma esse non sarebbero state sufficienti al bisogno senza la comune cooperazione. La Cassa di San Martino che aveva tanto a cuore gli interessi agricoli generali e soprattutto quelli delle 200 famiglie dei soci, non avrebbe adempiuto a tutto il suo dovere, se, nei nuovi bisogni, si fosse limitata al compimento delle normali operazioni. Occorreva, che tutti gli interessati fossero a conoscenza dei nuovi e gravi doveri che imponeva la Patria comune, impegnata alle armi per la sua maggiore grandezza, e suggerire i provvedimenti indispensabili diretti ad attenuare i disagi economici e garantire tutti gli appoggi intellettuali, morali e finanziari e convocò un’ assemblea generale straordinaria per conoscere più da vicino i bisogni particolarmente di quelle famiglie il cui capo si trovava sotto le armi. Fra le tante sue benemerenze, si mise in particolare rilievo lo squisito senso di solidarietà patriottica dimostrato nel concorrere al Prestito Nazionale di guerra con la sottoscrizione di ben 20.000 lire, interamente versate. Nella relazione al Bilancio del 1915, si dichiarò solennemente: “ il suo contributo per la maggior grandezza della Patria non si è limitato soltanto al danaro, ma si è esteso finanche al sangue, giacché due suoi diletti figli son caduti da eroi sul campo dell’onore. Sia pace alle loro anime benedette e gloria alle rispettive famiglie che nella madre comune troveranno sempre aiuto e protezione, specialmente se calcheranno le immortali orme dei loro adorati congiunti. Altri sacrifici, altri eroismi chiederà a tutti la Patria amata e la nostra Cassa Rurale sarà sempre in rango per intensificare la difesa delle famiglie dei richiamati e raddoppiare le provvidenze per le impellenti necessità dell’agricoltura. “23. Le grandi incombenze derivanti dalla gestione della neonata Cassa Rurale, venivano svolte sempre dal Provenza e dal Cassiere Punzi che, negli anni venti fu costretto a dimettersi dall’incarico per una grave malattia, ma dopo qualche anno ritornò al suo posto coadiuvato da Sabato Aulisi che sino ad allora aveva espletato l’incarico di contabile presso la Banca Agricola Commerciale di Montecorvino Rovella.
Nel 1918, assicurò l’iscrizione della Cassa al Patronato Provinciale per gli orfani dei contadini deceduti in guerra, esortando tutti i soci a volersi adoperare perché tale benefico Istituto potesse dare quei frutti che i numerosi orfani si attendevano. Nel 1919, nel pieno dell’Assemblea generale dei soci della Cassa, rivolse un affettuoso saluto ai numerosi soci tornati dalla guerra. Aggiunse che la gioia provata nel vederli era dimezzata dal dolore che provava per la mancanza di non pochi che non erano più tra i vivi. Concluse l’intervento raccomandando a tutti i presenti di prendersi cura dei loro orfani e suffragare le anime con preghiera privata e pubblica e tutti erano invitati, quindi, ad intervenire alla funzione religiosa che si sarebbe celebrata in forma ufficiale presso la Chiesa del pubblico Cimitero il 3 marzo 1919 in particolare suffragio dei soci defunti. Il 17 agosto 1926, inviò un contributo di lire cinquanta, tramite la Cassa Rurale, al Capo Stazione Ferroviario di Montecorvino, per la costruzione di un monumento ai ferrovieri caduti in guerra. Il peso degli anni cominciava a farsi sentire, gli acciacchi inesorabili che minavano la sua salute, costrinsero il buon Parroco a diminuire i suoi impegni che nonostante tutto, fino all’ultimo, rimasero sempre rispettosi di qualsiasi incarico e qualsiasi disponibilità. Da buon “ Cincinnato “, sicuro che le sue opere erano in buone mani, dedicò i suoi ultimi anni alla cura delle anime della sua Parrocchia dello Spirito Santo in San Martino e sentendo approssimarsi la fine, compose un libretto “ I Dialoghi “ dal quale si evince chiaramente il suo testamento spirituale. Commosse molto l’opinione pubblica e di tutta l’assemblea il suo intervento del giorno 10 marzo 1940, allorché nel passare alla lettura dell’ordine del giorno di quella seduta, inserì nella prescritta relazione, uno specifico appello che quello poteva benissimo essere il suo testamento perché data la sua ormai decrepita età e malferma salute, prevede sia essa l’ultima fra le tante da lui, a quell’oggi, compilate e lette. L’assemblea dopo avere ascoltato con religiosa attenzione proruppe unanime in una esplosione di auguri di lunga vita per il maggior bene della Società. Il Collegio Sindacale nella sua lettura fatta dal Sindaco Ispettivo ragioniere Lombardi, a nome degli altri colleghi, fece eco agli auguri dell’assemblea. Il Presidente, commosso, ringraziò l’Assemblea dei soci ed il collegio Sindacale delle manifestazioni augurali rivolte al suo indirizzo e promise di morir lavorando e lavorar morendo per vedere coronata la benefica opera comune Nell’adunanza dell’anno successivo il 23 marzo 1941, ribadì il suo testamento spirituale che si sarebbe verificato il trenta di novembre.

Il due dicembre 1941, alle ore 11,10, si presentò all’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Montecorvino Rovella, Segretario Comunale Del Guido Biagio, il Signor Provenza Luigi fu Domenico, di anni trentanove, il quale dichiarò, alla presenza dei testimoni Maggio Lorenzo di anni ventidue e D’Alessio Ludovico di anni ventuno, che il giorno 30 novembre, alle quattro del mattino, nella sua casa in Piazza San Filippo di San Martino, si era spenta la cara esistenza di Don Giuseppe Provenza, di anni ottanta. ( Atto di morte n.130 registro dello stato civile del comune di Montecorvino Rovella – anno 1941 ). I funerali si svolsero in forma solenne con una stragrande maggioranza di fedeli, autorità civili, militari e religiose e furono altrettanto numerosi gli attestati di riconoscenza dell’intera cittadinanza di Montecorvino Rovella. Sino a pochi anni fa, durante le nostre interviste a persone anziane, era ancora vivo il commosso ricordo dell’evento con due discorsi particolari che fecero epoca ed ebbero ampia risonanza sulla stampa locale: quello del Podestà Cav. Armando Meo e quello del Sac. Marco Stellaccio. Era presente anche una delegazione dell’Arcivescovo di Salerno, Nicola Monterisi.24Scompariva così, soltanto fisicamente, un personaggio che, al pari di tanti altri personaggi, figli di Montecorvino Rovella, ha impresso un segno indelebile nella storia cittadina, con la fondazione delle sue numerose creature che hanno contribuito non poco allo sviluppo economico, sociale e culturale di questo Paese.
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