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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Tempi post-moderni di Chiara Altavista.
Mamma ho perso il nonno.

Non ho moltissimi anni, ma nella mia infanzia c’è la figura di un vecchio, seduto su una sedia impagliata davanti al suo portone con un’eterna nazionale senza filtro in bocca. Era per noi bambini - ragazzi fonte di saggezza popolare, era capace di trasmetterci il saper fare. Senza di lui non avremmo mai piantati i chiodi della nostra capanna ed il tetto sarebbe crollato. Senza i suoi consigli avremmo impiegato più tempo e trovato più difficoltà per rapportarci con l’altro sesso oltre ad avere più conflitti irrisolti fra di noi.
Abbiamo conosciuto con lui “l’epicità” della vita, racconti romanzati di ordinaria follia, di guerra, di poteri e miserie. Ha contribuito ad elaborare aspetti della nostra personalità, ci è stato utile perché oltre a vederlo e sentirlo si toccava,era tridimensionale ed interattivo. Inoltre aveva anche odore e occupava spazio. E’ sentiva con noi persino la pioggia ed il sole. Altro che televisione. Ma questo è passato prossimo. Oggi un anziano non serve più, perché ha poco da consumare -la pensione la spendono i nipoti –ed è per questo che il vecchio è diventato nessuno, non ha più sociale, non ha più spesa e quindi non serve più ed è così che si perde anche a se stesso.
Quando qualche politico, potente, scrittore, regista o sacerdote dei mass-media si accorgerà che al mondo un bambino ha potuto anche perdere l’aereo ma milioni di essi stanno perdendo il nonno! Stanno perdendo il senso del trascorrere del tempo, il tesoro dell’anzianità che si troveranno a vivere senza strumenti e saperi, malissimo.

 
 
 
 
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