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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il convento di San Francesco di Giffoni Valle Piana.

Il 21 maggio 1983, si tenne a Giffoni Valle Piana, un Convegno sul “ Francescanesimo nella Valle del Picentino”, organizzato dalla Pro Loco e brillantemente condotto dal compianto Riccardo De Martino.
A questo Convegno partecipammo in compagnia di altri nove illustri relatori che, oltre a  rendere estremamente interessante l’evento, colmarono ( almeno in parte ) uno strano vuoto della storiografia francescana conventuale nel nostro territorio. Peccato che il detto Convegno non ha avuto un meritato risalto, vuoi per la limitatezza della pubblicazione dovuta a restrizioni economiche( parole di Riccardo), vuoi  perché molti storici nostrani, ad un quarto di secolo di distanza, non ne fanno alcuna menzione, tranne, ovviamente, i relatori partecipanti. L’ordine francescano è diviso in tre rami : i Frati Minori, i Cappuccini ed i Conventuali. I primi due ( specialmente il primo) sono di gran lunga più numerosi e più diffusi dei conventuali, e quindi maggiormente relazionati e storicamente arricchiti da numerose pubblicazioni. Questa premessa è necessaria ai fini del nostro lavoro, per comprendere come la storia Conventuale del nostro territorio sia molto scarsa ed in alcuni casi addirittura assente, mentre per gli altri due ordini è più completa ed abbondante circa la loro diffusione nell’area picentina. I Conventuali furono il tronco originario dell’Ordine francescano; difatti già dal 1250, il Papa Innocenzo IV, per tutelare la loro seppure contrastata, ma efficace attività di evangelizzazione, aveva dichiarato conventuali le Chiese francescane, ribadendolo il 21 agosto 1952. Rifacendoci alla documentazione di Frate Paolino da Venezia, scritta dal suo provinciale nella prima serie del trecento, tra gli anni 1330 – 1335, sono segnalati 51 conventi, tra i quali quello di Giffoni, che si presume  presente anche nella relazione di Bartolomeo da Pisa scritta intorno al 1395. La fondazione in Napoli del Convento di San Lorenzo Maggiore ai primi del duecento, già è un importante elemento di presenza conventuale nelle nostre Custodie Francescane e non di secondaria importanza è il fatto che San Francesco, tra la fine del 1221 e l’inizio del 1222, quando intraprese un lungo viaggio per recarsi in Medio Oriente,  si sia fermato nella costa litoranea tra Vietri ed Amalfi, abbia soggiornato a Ravello e da qui passò per Salerno sino a raggiungere Agropoli, dove la tradizione conserva ancora lo scoglio dal quale il Santo parlò ai pesci. Anche questo contribuì notevolmente alla diffusione del francescanesimo in questi luoghi. I primi francescani erranti rifiutavano, secondo i dettami del fondatore, case e chiostri, però preferivano la presenza di un fiume per lavarsi, soprattutto i piedi, martoriati dal lungo cammino.I Conventi di Giffoni e Montella, presentano questo elemento, la vicinanza di un fiume e la costruzione ( all’epoca ) fuori del paese, caratteristica essenziale dell’insediamento francescano.La Chiesa del Convento di Giffoni è inoltre rivolta ad Oriente, ulteriore caratteristica di tutte le Chiese Conventuali costruite intorno alla metà del duecento.Dopo avere esaminato tutti gli elementi essenziali per azzardare la storia del Convento di San Francesco in Giffoni, passiamo all’esame degli elementi emersi in fase di ricerca. Il De Caro, pone la fondazione agli inizi del XIV secolo, e ciò concorda con la conclusione fatta  nel Convegno, che da altri storici  la vogliono effettuata nel 1322. Nel 1226 nacque la provincia originaria conventuale di Terra di Lavoro composta di cinque custodie e rimasta ancora intatta nella sua distribuzione territoriale: La Neapolitana, la Salernitana, la Principatus, la Beneventana e quella di San Benedetto. Il nostro Convento apparteneva alla Custodia Salernitana a differenza degli altri distribuiti nella provincia politica di Salerno che rientravano in quella di Principatus. Nel XVI secolo il Convento aveva grandi possedimenti come si può dedurre dalla corrispondenza tra il Vicario Don Pomponio Natalia e l’Arcivescovo di Salerno datata 26 maggio 1559, nella stessa corrispondenza si deducono anche molti terreni resi improduttivi dalle frequenti alluvioni. In altra corrispondenza di alcuni anni prima, nel 1553, si evince il possesso di diversi castagneti di cui si era costretti a chiederne la vendita a causa della loro dispersione in grandi boschi che ne rendeva impossibile la custodia. Nel territorio chiamato Dentefierro vi era una casa, terreno arbustato e seminatorio con piante a frutto che garantiva un’entrata annua di 1500 ducati ( Archivio Diocesano di Salerno – Cartella atti civili dal 1470 al 1620). Il Convento, inoltre, riceveva annualmente dei fondi dall’Università dello Stato di Giffoni e da altri Conventi , soprattutto per il mantenimento della Sacra Spina di Nostro Signore. Nel terribile terremoto del 1694 i padri Conventuali riuscirono a restaurare Convento e Chiesa grazie a numerose rendite e censi. Il 27 gennaio 1808, il Regio Governatore del Circondario di San Cipriano, Sabatelli, consegnò al Monastero l’ordine ricevuto con decreto dell’Intendente della Provincia di Principato Citra per via del dispaccio Reale del 13 gennaio 1808, e, ai sensi del quale, il Convento veniva soppresso e, i padri Conventuali dimoranti in esso dovevano trasferirsi al Convento di Mercato San Severino portando con sé solo la roba esistente nelle rispettive stanze e qualcosa da mangiare durante il viaggio. Gli arredi sacri, dovevano essere distribuiti nelle parrocchie povere della Provincia. I frati dovettero consegnare tutti gli arredi, gli oggetti sacri, tele, statue, marmi e biblioteca e, in dettaglio, tutti i fabbricati e gli altri possedimenti ( macina olearia, stalla, cantina,forno, cucina, refettorio,ecc…). Sugli affreschi e sulla struttura del Convento, rinviamo il cortese lettore, agli interventi fatti nel citato Convegno, dalla d.ssa Vega De Martini, dal dr. Carmine Tavarone e dal dr. Carlo Raso oltre alla conclusione del caro Riccardo De Martino in cui descrive minuziosamente Chiesa,Edificio, Argenteria, Biblioteca, Immobili e i censi. Il Convento, abbandonato, fu lasciato alle intemperie ed ad una inesorabile decadenza. I locali furono occupati da vari nuclei familiari ( Giuseppe Blasi, a pag.13 e seguenti,  della sua pubblicazione del 1978, ne fa una abbondante descrizione).Completamente ristrutturato, offre al visitatore quello stupendo complesso gotico originario costruito, come abbiamo visto, a cavallo tra la fine del duecento e gli inizi del trecento. Il chiostro si presenta molto elegante e le sale sono ben attrezzate per ospitare mostre e convegni. Si possono ammirare al suo interno il  ciclo di affreschi di scuola giottesca, oltre alla mostra internazionale dell’arte presepiale, giunta alla dodicesima edizione, che si tiene durante il periodo natalizio.
Nunzio Di Rienzo

Scarica il "Saggio storico sugli affreschi del convento San Francesco" in formato .pdf

 
 
 
 
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