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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano - Dal Promontorio sorrentino al fiume Sele per 30 miglia l’Agro Picentino fu degli Etruschi Plinio Il Vecchio Naturalis Historia, III, 70

La Valle del Picentino e il suo bacino deve considerarsi una delle aree nella quale esistono le più antiche tracce di insediamenti umani. I risultati degli scavi di oltre 9000 tombe scavate nelle necropoli della zona di Pontecagnano negli ultimi cinquant’anni, grazie al contributo determinante dell’archeologo Gianni Bailo Modesti, ci attestano che sin dall’età neolitica il bacino del picentino fosse abitato da diversi tipi di civiltà e di popoli Italici che si alternano lungo l’arco di secoli: la cultura del Gaudo e quella villanoviana, greci, sanniti, e soprattutto gli Etruschi e i Romani. Gli Etruschi si insediano nelle fertili pianure dell’entroterra, solcate da fiumi come il Volturno, il Sarno, il Picentino.

Pontecagnano rappresenta l’avamposto meridionale della Campania etrusca che si estende fino al fiume Sele ai confini della città greca di Poseidonia. Il Museo Archeologico, recentemente riorganizzato, è stato istituito per mostrare al pubblico le testimonianze di questi scavi che dal neolitico giungono fino al IV sec.a.C., e lo sviluppo e il declino della città preromana. Il percorso museale è diviso in sei sezioni: Preistorica, Età del Ferro, Orientalizzante, Città Etrusca, Età classica ed ellenistica, Età romana. Si apre con una sezione dedicata alla Preistoria; al neolitico risale una punta di freccia ritrovata in una tomba femminile del IX secolo a.C., usata dalla defunta come amuleto, e un frammento di ansa. I materiali dell’eneolitico (età del Rame) risultano interessanti perché permettono di stabilire che la presenza umana era di provenienza egeo-anatolica (cultura del Gaudo) che praticava il rito dell’incinerazione.

A Pontecagnano, presso la sponda sinistra del fiume Picentino, è stata individuata una necropoli risalente a tale epoca. Agli inizi dell’Età del Ferro l’Agro Picentino era saldamente occupato da genti etrusche, portatrici della cultura “villanoviana”; gli scavi hanno portato alla luce più di duemila tombe: un campione eccezionale per lo studio della società di quel periodo organizzata in gruppi familiari allargati, con una gerarchia interna basata sulle classi di età dei suoi membri. Agli uomini competevano tutte le attività connesse alla sopravvivenza e alla difesa del nucleo familiare ed il loro ruolo era sancito da una serie di scelte rituali precise come, ad esempio, il rito della cremazione. Attraverso gli oggetti rinvenuti nelle sepolture è possibile ricostruire un quadro delle attività artigianali. Conocchie, fusaiole e rocchetti testimoniano le attività della filatura e della tessitura, prerogativa delle donne.

Della lavorazione dei metalli è illustrata la tecnica della fusione che permetteva, attraverso l’uso di matrici, di produrre armi e oggetti di ornamento. A Pontecagnano, a differenza di quanto accade in Etruria, nella Prima Età del Ferro il defunto veniva sepolto sia con il rito della cremazione che con quello dell’inumazione. Nel primo caso il corpo del defunto era bruciato su una catasta di legna e le sue ceneri raccolte in un vaso-cinerario (ossario), insieme agli ornamenti e agli utensili. L’ossuario, coperto da una scodella o, nel caso di guerrieri, da un coperchio a forma di elmo, veniva deposto in una buca circolare (tomba a pozzetto) o in una sorta di celletta preceduta da un vestibolo (tomba a ricettacolo) e, nel corso dell’VIIl secolo, anche in tombe a cassa, formate da lastre di travertino.

Nel rito dell’inumazione il defunto veniva invece deposto, supino, in un’ampia fossa, spesso rivestita di ciottoli. L’eccezionale documentazione rinvenuta nelle sepolture permette di ricostruire gli elementi che costituivano il costume maschile e il costume femminile. Nella necropoli presso il Picentino era un grande tumulo di pietre e di blocchi di tufo, che ricopriva due fosse affiancate, in cui giacevano due maschi adulti . Entrambi portavano con sé la lancia, la spada ed un fascio di spiedi, simbolo del focolare domestico. Il periodo Orientalizzante è per Pontecagnano un’epoca di grande splendore, il centro più importante della Campania accanto agli insediamenti greci di Pithecusa (Ischia) e Cuma. Il centro etrusco si presenta come un vero e proprio crocevia di merci, di idee e di genti provenienti da tutto il mondo mediterraneo: Greci, Fenici, Etruschi ed altri popoli. Come in Etruria, il potere politico ed economico è ora saldamente accentrato nelle mani di grandi aristocrazie (gentes), dominate da potenti figure di principi e di principesse che fanno sfoggio di uno stile di vita lussuoso e raffinato. La tomba della principessa esposta nella vetrina 17 lascia senza fiato. E’ una delle più antiche sepolture principesche della Campania. L’abbigliamento funebre, è composto di uno sfarzoso costume funerario e di preziosi gioielli. La principessa era accompagnata dai simboli del suo potere: il carro, gli accessori per il sacrificio e il focolare, oggetti di lusso, il servizio da vino. La tomba sembra riflettere un modello sociale che vede la donna etrusca, a differenza di quella greca e romana, godere di una notevole libertà e di importanti poteri e diritti.

Da segnalare anche una tomba principesca con oinochoe d’argento con palmette in lamina d’oro. La quarta sezione è dedicata alla formazione della città e al consolidamento della cultura etrusca, attraverso i segni della loro presenza: la lingua e l’arrivo della ceramica di bucchero. Si producono imitazioni locali di modelli corinzi e etruschi, come la kotyle del pittore del Lupo Cattivo, raffigurante un leone con le fauci spalancate. Dalla metà del VI secolo comincia la decadenza del centro etrusco di Pontecagnano (Amina) sul cui sito viene con una deportazione di massa dei Piceni dall’odierne Marche all’Agro Picentino. In esposizione è possibile ammirare la coppa con l’iscrizione etrusca Amina. Particolarmente interessante è l’esposizione di corredi funerari, come quello della tomba 1573 in località Gualtiero caratterizzata da una corazza a tre dischi. La sesta ed ultima sezione, dedicata all’età romana, presenta attraverso suppellettili, ceramiche ed oggetti, la vita quotidiana e le attività artigianali che si svilupparono, in età imperiale, della colonia romana di Picentia. Nel momento più tragico della storia di Roma quando Annibale percorse la penisola con i suoi 40.000 uomini e 37 elefanti sbaragliando ogni resistenza i picenti credettero giunto il momento della vendetta e si schierarono con i cartaginesi nella seconda guerra punica (218-01a.C). Picentia subì la stessa sorte di Cartagine: fu messa a ferro e fuoco e rasa al suolo. Come racconta lo storico Strabone: “Picentia era la capitale dei picenti; essi dimorano adesso sparsi in villaggi, essendo stati dispersi dai Romani per aver parteggiato con Annibale. Inoltre, invece di prestare il servizio militare, furono ridotti a fare da guide e portalettere, come i Lucani ed i Brutii. Per tenerli sotto controllo, i Romani hanno fortificato Salernum, a poca distanza dal mare”.

Oltre al Museo, a Pontecagnano è possibile visitare il Parco eco-Archeologico che si trova nei pressi dello stadio. L’esplorazione archeologica ha riguardato una piccola area di 500mq, dove è stata scoperta una parte della colonia romana di Picentia. (W.B.) Competenza: Soprintendenza Archeologica per le province di Salerno, Avellino e Benevento Direttrice del Museo: Angela Iacoe Per saperne di più: G.Bailo Modesti –P.Gastaldi, Prima di Pithecusa:i più antichi materiali greci del golfo di Salerno. Catalogo della Mostra, 29 aprile 1999, Roma 1999. AA.VV.Museo Nazionale dell’Agro Picentino, Pontecagnano 1978.

 
 
 
 
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