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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un bilancio degli interventi nel settore Forestazione e Bonifica Montana.

La lunga attività della Comunità Montana e, per essa, del presidente Luciano Caggiano nell’anno che si è appena chiuso ha dato frutti copiosi. L’impegno, prima di tutto,  su molteplici fronti con una forte tensione progettuale. Se si considera che per un lungo arco di tempo, si è pensato addirittura di sopprimerle perché considerate un ente inutile  e fattori di spreco del denaro pubblico, si può dire che uno dei più importanti  risultati è stato quello di averne rivalutato compiti e funzioni agli occhi della pubblica opinione. Spesso non viene poi abbastanza sottolineato che la Comunità Montana a differenza di quello che accade in altri enti, dove prevalgono redditi precari e assistenziali, costituisce la più grande azienda del territorio e assicura reddito e lavoro vero, a tempo indeterminato, a centinaia di operai forestali impegnati nella forestazione, nelle opere di manutenzione  e nella bonifica montana. “ Una base occupazionale di professionisti, personale tecnico e operai – ha sottolineato con soddisfazione l’Assessore provinciale e consigliere comunitario Corrado Martinangelo, che non ha termini di paragone con nessun altro ente o istituzione, pubblica o privata, in tutto il comprensorio”. L’intensa attività del presidente e del suo staff hanno contribuito a migliorare l’immagine dell’ente facendone un centro di programmazione per nuovi traguardi di crescita.
Clicca per ingrandire Le assemblee del Consiglio Generale si svolgono ora in una nuova e ultramoderna Aula Consiliare, gli incendi boschivi che costituivano un grande problema sono stati drasticamente ridimensionati grazie all’attivazione del servizio antincendio che ha interessato in maniera armonica tutti i nove comuni per un totale di 56.629 abitanti e una superficie montana di 20.827 ettari con interventi di grande impegno sia in termini di prevenzione che di repressione.  “ Il potenziamento della sala radio, con il collegamento satellitare, tra le centrali operative ed i singoli comuni del territorio- ha sottolineato il presidente Luciano Caggiano, consente il monitoraggio completo dell’intero comprensorio picentino, dando la possibilità di intercettare con celerità gli incendi, razionalizzando i mezzi e le risorse”. Al netto miglioramento nell'organizzazione antincendio svolto naturalmente in sinergia il corpo forestale, le squadre dei vigili del fuoco e le associazioni ambientaliste si è accompagnata a una campagna di sensibilizzazione e informazione per la prevenzione e la lotta contro gli incendi boschivi e contro l’inquinamento di boschi, fiumi, e montagne. In futuro si potrebbe prevedere anche la predisposizione di idonee risorse idriche collocate in punti strategici che possono essere utilizzate al momento dell’incendio.   
Ecco in estrema sintesi come funziona il servizio AIB secondo il piano elaborato dal responsabile di settore Giuseppe Alfano. Il territorio è stato suddiviso in tre zone, ognuna con una postazione d’avvistamento di un focolaio d’incendio. La zona “A” si trova sulla sommità del monte Monna nel territorio del Comune di Castiglione del Genovesi; la zona “B” sul monte Cuculo nel comune di Giffoni Valle Piana, la zona “C” in località Castello di Olevano sul Tusciano, un’altra postazione si trova ad Acerno in località Toppo Scutero. I collegamenti tra i nuclei operativi per la repressione degli incendi e gli avvistatori sono stati garantiti da una Sala Radio istituita presso la sede dell’Ente. Tutto il territorio nei mesi più critici di luglio,agosto e settembre è stato sottoposto a controllo, pattugliato e coperto da capisquadra e vedette dalle prime ore del mattino fino alle 20.30 da circa cinquantadue operai che hanno effettuato numerosi interventi. Tutto questo oggi esiste. Ed è inserito in un programma più vasto di salvaguardia del territorio e dell’ambiente.
Si è lavorato, con spirito costruttivo, per comporre un nuovo quadro politicamente omogeneo, espressione di tutte le forze politiche del centro-sinistra, la cui discriminante è il comune impegno programmatico e il rispetto assoluto del documento programmatico. Si è aperta una strada nuova nei rapporti con i delegati dei singoli comuni che sono stati messi in condizione di ammainare, si spera per sempre, la bandiera del municipalismo deteriore e degli interessi particolaristici che ha caratterizzato la gestione negli anni passati.  
Clicca per ingrandireIl conto consuntivo, il bilancio preventivo, i programmi di attività hanno costituito le premesse fondamentali per rilanciare l’opera di risanamento del territorio picentino, un territorio dagli equilibri ancora fragili e delicati. Qualche flash più ravvicinato sulla situazione economico-finanziaria dell’Ente. L’ente al 2005 ha un bilancio annuale che mediatamente sfiora i tre miliardi e mezzo delle vecchie lire, ne impegna altrettante per “spese correnti”, il resto dovrebbe rappresentare interamente spesa produttiva e investimenti preventivati per 60 miliardi di lire. Le delibere approvate prevedono investimenti per centinaia di milioni di euro. “ Sulle capacità di spesa dell’ente che non dispone di entrate tributarie pesa oggi come una spada di Damocle il Patto di stabilità, come previsto dalla Finanziaria 2004” afferma Gerardo Delle Donne, responsabile degli Affari Generali e Ragioneria.  Quali conseguenze comporti lo spiega, con un solo esempio, nella relazione annuale l’assessore al ramo Carlo Andria. “ Il triennio di riferimento della spesa per quanto ci riguarda è l’ultimo, dal 2001 al 2003. Questo periodo ci obbliga a rispettare un limite di spesa di €3.300.000,00 e che rappresenta esattamente la metà delle spese necessarie per il 2005 che è, di fatto, di €6. 300.000,00. Pertanto se questo parametro dovesse essere obbligatoriamente rispettato cosi come sembra al momento, noi non potremmo più pagare nessun' altra spesa ”.   
Sulla base di questi atti fondamentali, e senza contare il contributo e il sostegno economico alle associazioni, agli eventi e alle iniziative culturali che si svolgono sul territorio, l’Ente ha mantenuto il suo impegno nel settore primario, come risorsa principale su cui puntare anche in futuro,  attraverso l’attivazione di uno Sportello informativo e promozionale per le imprese agricole e silvio-pastorali curato dal neo-assessore al ramo Nicola Faino.  L’iniziativa,  una delle tante portata avanti con determinazione dall’Ente Montano, punta a coinvolgere direttamente gli imprenditori agricoli e a tutelare le attività silvio-pastorali al fine di non abbandonare un settore ancora ricco di possibilità.   
Ma è nel settore prioritario della manutenzione, della forestazione e della bonifica montana curato con passione e competenza dal vice presidente Armando Poppiti che in questi anni si sono investite ingenti e significative risorse per mettere in sicurezza il territorio dal pericolo di frane e smottamenti con il ripristino dello stato idraulico e ambientale dei reticoli idrografici incanalandone le acque, sistemando gli argini dei fiumi, assicurando nei limiti del possibile la difesa dell’assetto idrogeologico del suolo, in particolari punti di crisi e di debolezza. Consapevoli dell’assoluta priorità del problema del suolo in questo territorio, sono state realizzate palizzate in pali di castagno, briglie in pali e pietrame, gabbionatura con taglio e potatura di alberi che hanno interessato una vasta zona del territorio. Sono questi alcuni momenti significativi del lavoro fin qui svolto, altri interventi collaterali verranno fatti nei prossimi mesi. Spiega il responsabile del Servizio Forestazione Paolo Volzone: “ Le modalità di intervento andranno a privilegiare la realizzazione di muri a secco, di graticciate in pali di castagno, cunette in legname e pietrame, sulla base del disciplinare delle tecniche di ingegneria naturalistica della Regione Campania, favorendo il recupero delle caratteristiche naturali del terreno. Laddove, i fenomeni di saturazione e l’assenza di opere di deflusso superficiale, hanno determinato la parziale o completa impraticabilità dei tracciati, in relazione alle norme di salvaguardia del Parco Regionale dei monti Picentini e del P.S.A.I. dell’Autorità di Bacino destra Sele, si effettuerà una sagomatura del piano viario privilegiando interventi di ricarica di materiale misto-granulometrico”. Una strategia di tutela e valorizzazione  ambientale per il verde pubblico e i siti naturalistici, storici e paesaggistici ha portato alla realizzazione di una serie di interventi produttivi tra cui spiccano il ripristino delle aree e dei sentieri nei singoli comuni membri ed inserite nelle aree boscate maggiormente frequentate da visitatori, turisti e amanti della natura. E’ già in fase di realizzazione l’ambizioso  progetto per costruire “la rete dei sentieri della Comunità Montana Monti Picentini ” che intende recuperare i sentieri montani già tracciati dal Club Alpino Italiano e coniugare paesaggio e ambiente in vista del rilancio del turismo rurale in un’area unica nel suo genere. Sulle tracce del grande meridionalista Giustino Fortunato, socio della sezione “Cai” di Napoli, sodalizio fondato da Quintino Sella, ed appassionato escursionista dei Monti Picentini. I sentieri picentini saranno realizzati grazie al finanziamento ottenuto con i fondi europei di Agenda 2000-Por Campania 2000-2006 previsti nel Pit Parco Monti Picentini. ” L’obiettivo è quello di realizzare un progetto di straordinaria importanza per la valorizzazione del patrimonio naturalistico. I sentieri da sempre rappresentano un elemento di forte attrattiva turistica per la montagna, in quanto permettono di fruire a pieno di luoghi e paesaggi ancora incontaminati, nel pieno rispetto della natura e dell’ecosistema ambientale” ha dichiarato il presidente Caggiano. Sono stati sistemati, con un'apposita segnaletica i sentieri che si snodano fra boschi e montagne in collaborazione con enti e associazioni ambientaliste: il sentiero Giustino Fortunato, la pineta Sant’Anna a Capitignano e il bosco San Benedetto , gli Itineraria Picta di San Cipriano Picentino, il sito di Santa Maria a Tubenna a Castiglione del Genovesi, l’eremo di San Magno a San Mango Piemonte. Il Piano di Forestazione e Bonifica montana prevede anche il recupero e il ripristino di alcune aree degradate, quali discariche e cave ancora presenti  sul territorio.     
Clicca per ingrandireNella consapevolezza che i corsi d’acqua rappresentano un bene comune e una risorsa insostituibile sono stati previsti interventi di pulizia delle sponde e degli alvei dai rifiuti e da altro materiale di risulta per evitare possibili straripamenti. Le operazioni hanno liberato alcuni corsi d’acqua e i torrenti dalle erbacce e dalle alberature pregiudizievoli al normale deflusso delle acque, specie nelle zone di particolare interesse naturalistico. Gli interventi di manutenzione alla viabilità a servizio forestale sono in parte già ultimati, altri in corso di ultimazione. Qualche esempio non guasta.         Nel Comune di San Cipriano Picentino in località Cupa del Monte, a Giffoni Sei Casali in località Toriello e Stolignano, a Montecorvino Rovella in località Sant’Eustacchio e Vairano, a Giffoni Valle Piana in località Lenza-Pozzarolo, a San Mango Piemonte in località San Magno. Questi i criteri ispiratori: “Tutti gli interventi di sistemazione e miglioramento della viabilità a servizio forestale saranno tesi al modellamento morfologico dei tracciati, localmente dissestati e a tratti ostruiti dalla presenza di detriti e vegetazione che ne limitano la percorribilità e l’accessibilità alle diverse attività agricole presenti sul territorio”.
Gli interventi di manutenzione prevedono nei boschi cedui degradati la manutenzione e la graduale riconversione delle formazioni boschive verso cenosi più stabili recuperando la funzionalità ecologica, salvaguardando la ricchezza floristica del sottobosco, guidando le dinamiche spontanee in direzione dell’alto fusto, compatibilmente con la natura del suolo. La valorizzazione delle aree degradate e la manutenzione del verde pubblico sono gli altri obiettivi, affatto secondari, che non saranno trascurati dagli amministratori dell’Ente montano. La posa a dimora di centinaia di piante alboree o arbustive, di ibisco, melia, cercis siliquastrum, catalpa e acero montano sono un altro contributo messo a disposizione dalla Comunità Montana per migliorare non solo l’estetica del paesaggio ma la vivibilità stessa del territorio, un’insieme di aree verdi attrezzate e collegate tra loro da sentieri e strade accessibili a tutti, che fiancheggiano ambienti fluviali non compromessi, valorizzando le risorse idriche esistenti in un sistema integrato ed eco-sostenibile con le funzioni e le peculiarità tipiche di un ‘area inserita nel disegno generale del Parco regionale dei Monti Picentini. E’ la vera scommessa che alimenta il futuro.        

Clicca per ingrandire“La Celica poi, val bene ripeterlo, è il pernio di tutta la giogaia: chè affatto isolata nel mezzo della linea generale di displuvio, il modo stesso con cui è disposta la riattacca naturalmente all’intero sistema del Terminio. Dall’uno e dall’altro versante, da Giffoni per esempio e da Sant’Angelo, essa non appare a un tempo, che come un’alta piramide forcuta ,nel cui vano si rizza visibile un macigno a punta di diamante; ma fattane l’ascensione, si addimostra tutt’altra nella sua struttura orografica. La quale è formata da due muraglie distinte, vicendevolmente perpendicolari e ripide quasi nude pareti ciclopiche; l’orientale cioè e l’occidentale. La prima che aderge la sua vetta mediana per 1582 metri, dirupasi da un lato a greco nel passo delle Croci, d’onde s’unisce con le Raje di Bagnoli;  e scoscesa dall’altro a mezzogiorno, si ramifica giù col Pizzo Corvino verso libeccio e le  Serre della Manca dalla parte di scirocco: le quali,perché si collegano alle torri del Santelmo,chiudono a mezzodì l’altipiano di Acerno, ove si annida il più recondito comune della giogaia. La seconda invece, la occidentale, s’inizia più breve e men disagevole di sopra il passo del Pistone, da cui si affaldano il monte di Giffoni Vallepiana ad austro e il contrafforte del Montagnone a borea ,e, cacciatasi sulla prima, le s’innalza di rincontro più massiccia e torreggiante per 1637 metri: il Valico del Paradiso,che si apre orrido fra una cima e l’altra, disgiunge al sommo i due valloni originali del Calore al nord e del Picentino a sud-ovest.Su ambo le vette della Celica, spoglie addirittura e ribelli al dominio dell’uomo, è magnifica tutto in giro la vista della giogaia”. ( Giustino Fortunato)

 
 
 
 
Pontecagnano Faiano
San Cipriano Picentino
San Mango Piemonte
 
 
 
 
             
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