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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Alfonso Andria, presidente del centro universitario per i beni culturali di Ravello, al consiglio d’europa in occasione del XX anniversario dell’accordo “Europa grandi rischi”.

Lo scorso 20 marzo ha avuto luogo a Strasburgo, presso il Consiglio d’Europa, la sessione celebrativa del XX anniversario della stipula dell’”Accordo Europeo e Mediterraneo sui Grandi Rischi”. All’incontro hanno preso parte delegazioni ed esperti di Algeria, Armenia, Adzerbaijan, Belgio, Cipro, Croazia, Spagna, Francia, Georgia, Libano, Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, Marocco, Principato di Monaco, Portogallo, Romania, Russia, Repubblica di San Marino, Turchia, Ucraina e delle Organizzazioni sovranazionali quali Commissione Europea, Nazioni Unite, Unesco, Organizzazioni Internazionale di Protezione Civile, Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, Congresso dei Poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa. Inoltre, osservatori provenuti da Bosnia-Erzegovina Serbia e Svizzera . In rappresentanza del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali – Ravello è intervenuto il suo Presidente, On. Alfonso Andria Deputato al Parlamento Euroepo.

Il Centro, fondato nel 1983 sotto gli auspici del Consiglio d'Europa, promosse questo importante accordo in materia di prevenzione, protezione e organizzazione dei soccorsi in caso di gravi catastrofi naturali e tecnologiche - al quale oggi aderiscono 26 Paesi – e ne ha seguito le varie fasi dell’evoluzione fin dal momento della sua sottoscrizione avvenuta nel 1987. A Ravello, infatti ebbero luogo le prime riunioni informali tra i Ministri competenti in materia dell’Europa Mediterranea.

Dopo l’allocuzione del Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis e della Signora Rajae Chafil, Presidente del Comitato dei Responsabili Permanenti dell’Accordo Europeo e Mediterraneo sui Grandi Rischi”, la sessione pomeridiana si è aperta con l’intervento dell’ On. Alfonso Andria che ha sottolineato la peculiarità dell’approccio scientifico del Centro. “Coniugare ricerca, intervento di terreno e formazione è quindi diventata una modalità operativa che caratterizza in generale le attività del Centro di Ravello che ha trovato la sua più completa attuazione proprio nel settore di attività che punta a definire metodi e strumenti efficaci per la riduzione della vulnerabilità dell’edificato antico attraverso il recupero di quella che è stata definita la “Cultura Sismica Locale”. In seguito ai risultati delle ricerche e di test di terreno, è possibile affermare che per rendere efficace l’azione di tutela è necessario trasformare le acquisizioni degli esperti in conoscenza diffusa, integrando la ricerca con la formazione di formatori e coinvolgendo attivamente le comunità locali.”.

Il Centro di Ravello è ora impegnato a  trasferire i risultati della sua ricerca nella “cultura” dei Paesi interessati. La prospettiva è di pervenire all’emanazione di norme tecniche specifiche per la conservazione ed il restauro degli antichi edifici e ad una politica che ne stimoli e sostenga la manutenzione permanente, tenendo presenti le tecniche con cui furono realizzati.

 
 
 
 
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